HENRY "HANK" WALKER
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"Il signor Stark rivela una condotta compulsiva. Presenta forte tendenze auto-distruttive ed auto-compiacimento da manuale.
● Data & Luogo di nascita
4.4.76 - Long Island, NY
● Razza
Guardiano Umano
● Professione
Procuratore capo
● Allineamento
Caotico Buono
● Umore
Rilassato / calmo
● Luogo
Brooklyn / Betty's Jewelery
Due vodka Martini, molto secco, molte olive e molto in fretta.
Era ormai da diverse settimane che non si presentava allo studio legale Walker, da quando era successo tutto quello che era successo con Elizabeth - la sua ormai ex-moglie -, aveva preferito allontanarsi da quel mondo e prenderne le distanze. In parte si poteva dire che si era isolato, che forse stava affrontando quello che poteva essere definito come un periodo di depressione ma lui preferiva apostrofare il tutto come
"una piccola parentesi imperfetta della vita". Ad un certo punto si era dovuto fermare e tirare le somme di quello che era successo nell'ultimo anno: Jane l'aveva tirato a sé facendogli affrontare le peggiori situazioni in cui mai si sarebbe potuto trovare, Elizabeth, stremata dalla situazione, aveva deciso di lasciarlo e dopo aver soppesato il tutto sulla bilancia dello stress e dell'indignazione verso sé stesso, aveva infine deciso di tagliarsi le vene.
Ovviamente quella decisione aveva pesato notevolmente sullo sudio: nel giro di qualche giorno il Consiglio di Amministrazione si era riunito ed era stato momentaneamente rimosso dal consiglio. Non era una misura permanente quanto piuttosto momentanea ma soprattutto necessaria. Le quote azionarie erano quindi crollate. L'ufficio era stato bombardato di mail e chiamate ed il palazzo circondato da media che chiedevano informazioni o piccole indiscrezioni che gli permettessero di lanciare titoli sensazionali sui giornali. Secondo le notizie era morto, o almeno era questo che si poteva leggere. In altri articoli si parlava addirittura di omicidio. Niente di più falso ovviamente. L'ufficio stampa aveva poi procurato una smentita così da placare gli animi e far tacere il tutto. A livello ufficiale si parlava di un "piccolo incidente domestico" nulla di più. Lo studio Walker aveva dovuto sborsare così tanti soldi per mettere tutto a tacere. La situazione aveva creato non poco scompiglio.
Di tutto ciò Henry non sapeva nulla, trascorreva le sue giornate in ospedale stordito da sedativi ed antidolorifici. Tornare alla relatà non era stato facile, c'era voluto qualche mese, un po' di aiuto, della terapia che aveva odiato con ogni fibra del suo corpo ma a cui era stato costretto e a distanza di qualche mese era tornato come nuovo o meglio, quasi nuovo. Piccoli acciacchi quà e là ma tutto sommato con due gambe e due braccia funzionanti. Si poteva dire lo stesso per la testa? Ancora non era certo.
Il cellulare non smetteva di suonare quella mattina. Milioni di mail, messaggi su messaggi. Sbuffando blocco nuovamente lo schermo dell'iphone che per l'enensima volta si illuminava per una nuova notifica.
«Al diavolo» imprecò ad alta voce senza riuscire a trattenersi. Si guardò intorno era finito in una delle street principali della città tra la 25esima e la "
che diamine ne sò". Sbuffò mentre le sue dita all'interno della giacca tamburellavano sul telefono.
Sarebbe dovuto tornare in ufficio, lo avevano annunciato tutti ma per qualche strana ragione quella non era la giornata giusta. Avrebbe dovuto vedere faccie conosciute, rispondere a domande fastidiose ed in parte fingere che in realtà tutto stava andando per il verso giusto, che quel piccolo incidente di percorso non era altro che... un piccolo incidente di percorso ma questa non era la verità.
Nella sua mente la voce di Elizabeth continuava a risuonare risoluta:
"Non lo posso fare Henry, non ci riesco". Era bloccato in quel momento come un loop spazio temporale. Fermo in quel soggiorno e poi in quel bagno. Chiuse gli occhi per qualche secondo cercando di respirare profondamente. Cercando di concentrarsi sul battito.
«Centouno, centodue, centotre... » Iniziò a contare a bassa voce, come un sussurro. Gli avevano insegnato che quel metodo funzionava a distendere i nervi, a disconcentrarsi da pensieri sbagliati e riportarlo alla realtà. Quando riaprì gli occhi era esattamente di fronte ad un negozietto che vendeva piccoli accessori di moda. Niente di particolarmente pregiato ma forse lo avrebbe aiutato a non pensare troppo. Entrò nel negozio facendo tintinnare il campanello. Una signora anziana con un fulard al collo gli sorrise amabilmente
«Buongiorno e benvenuto da Betty's Jewelery. Oggi abbiamo il 20% su tutte le spille» e con una mano lo invitò verso la vetrina che riportava un cartello dai colori improbabili con scritto "20% di sconto solo per oggi".
«La ringrazio. Darò un'occhiata» Mentì mentre si avvicinava alla vetrina esattamente opposta, quella che dava sulla strada.
Si infilò entrambe le mani in tasca, la schiena dritta ad osservare la città attraverso lo scaffale ed il vetro. D'un tratto, esattamente di fronte a lui si palesò una ragazza dai capelli incredibilmente rossi. Senza rendersene conto lui la stava fissando insistentemente e lei se n'era certamente accorta. Alzò le mani in segno di scuse. Cazzo, probabilmente ora sembrava pure un pervertito ma non era riuscito a trattenersi. Anche Elizabeth aveva i capelli così incredibilmente rossi ed ancora una volta si era perso in quei pensieri. Alzò le mani in segno di resa e le fece segno di entrare. Cazzo.
Sembra che io sia instabile, egocentrico e scostante con gli altri.
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