There is only you and me

Taylor x Théodore

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    Taylor Kaycen Zakar
    In una silenziosa mattina di marzo, i raggi dorati del sole penetravano attraverso le finestre della biblioteca universitaria, illuminando pigramente i corridoi delle sezioni. Taylor, si trovava lì, immerso in un'atmosfera di tranquillità. Le volte del soffitto e gli scaffali sembravano addormentati, ancora in attesa di essere risvegliati dal brusio degli studenti. Gli piaceva recarsi a quell'ora di mattina quando si svegliava presto e non aveva più sonno, in questo modo aveva ancora tutta la calma necessaria per scrivere qualche capitolo in più per il suo libro senza essere disturbato.

    Avanzò silenziosamente tra gli scaffali, recuperando un paio di liberi che utilizzava di tanto in tanto come ispirazione, specialmente per le descrizioni di paesaggi. Il suono lieve dei suoi passi risuonava tra gli spazi vuoti, senza disturbarne l'armoni assopita. La luce soffusa delle lampade sui tavoli faceva risaltare i titoli dorati dei volumi, creando un'atmosfera un po' eterea.

    Spostandosi verso l'ultima sezione dei tavoli Taylor avvertì una presenza sottolineata dal sussurro tranquillo delle pagine che si voltavano. Sul tavolo al fondo della sala, seduto con la schiena dritta e gli occhi immersi in un libro, c'era un altro studente. Un fascio di luce radente illuminava il suo profilo, mostrando il viso del ragazzo concentrato sul contenuto del libro davanti a lui.
    Taylor si avvicinò silenziosamente, attirato dalla scena. L'altro studente, immerso nella lettura, sembrava inconsapevole della sua presenza. Non l'aveva mai visto prima così vicino, sapeva bene chi fosse, era pur sempre il quarterback della locale squadra di football, ma non ci aveva mai parlato ne si erano mai incrociati prima d'ora. Per di più faceva strano trovare uno sportivo a quell'ora immerso nello studio, certo TK aveva poco da criticare visto che anche lui era nella squadra di karate eppure era lì, prova vivente che gli stereotipi sono spesso sbagliati.

    Gli pareva poco opportuno andarsi a sedere vicino a lui specialmente visto tutto il posto disponibile, quindi si sedette a un tavolo di distanza, ancora non sapendo se il ragazzo lo avesse visto e stesse fingendo di ignorarlo o genuinamente fosse così concentrato da non aver distolto lo sguardo da quello che stava leggendo. In ogni caso non voleva essere lui a disturbarlo anche se si scosse quando si rese conto che stava fissando il volto del ragazzo da un po' troppi secondi. Era solo strano vederlo così e in quel contesto e non piuttosto zuppo di sudore o circondato da cheerleader in adorazione.
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    Théodore Emilé
    Come ogni mattina, quasi ancora prima che il sole sorgesse, lui si alzava e sgattaiolava fuori dalla sua stanza, perfettamente vestito, per nascondersi in biblioteca. Nessuno doveva vederlo entrare lì dentro e nessuno l’avrebbe mai dovuto notare uscire da lì. Nessuno doveva sapere quanto quel luogo fosse prezioso per lui, nascondiglio ove finalmente posare la maschera che con tanta difficoltà indossava ogni giorno e vivere davvero.
    Lì, sotto quell’alto soffitto, all’interno di quelle mura, si sentiva protetto. Non solo dalla solidità della stanza stessa, ma anche dalla magia che i libri e il loro contenuto avevano sempre esercitato su di lui. Quando entrava in biblioteca Théodore Emilé, quaterback della scuola, smetteva di esistere e Théodore Emilé, amante dell’arte e della poesia, rinasceva.

    Quindi, lì seduto a quel tavolo, perfettamente vestito e curato come sempre, con la sola differenza di utilizzare degli occhiali da lettura, non stava ignorando appositamente Taylor. Anzi, in realtà l’unico suo pensiero in quel momento era finire quel libro prima di dover scappare dalla biblioteca e riprendere a indossare la maschera da perfetto quaterback ignorante e arrogante di cui la scuola sembrava avere così tanto bisogno.
    Era un libro di poesie e Théodore lo stava leggendo con attenzione mentre, senza emettere fiato, muoveva comunque le labbra come se avesse voluto interpretare ad alta voce ognuna di quelle poesie. Una raccolta non completa dell’autore francese Baudelaire. Cosa avrebbe dato per essere vissuto in quel periodo e cosa avrebbe dato per poter semplicemente poter essere se stesso e, magari, mormorare quelle parole a qualcuno che amava davvero.
    Non all’ennesima cheerleader per cui non avrebbe mai potuto provare niente, neppure il più piccolo barlume di vero affetto. Ragazzette che non facevano altro che ridere a quello che diceva e che si aggrappavano in modo fastidioso al suo braccio per attirare la sua attenzione.
    Fu nel leggere una delle strofe “I profumi e i colori

    e i suoni si rispondono come echi
    
lunghi, che di lontano si confondono
    
in un'unità profonda e tenebrosa,

    vasta come la notte ed il chiarore.” Che si ritrovò a sollevare lo sguardo e poté quindi intercettare quello dell’altro ragazzo. Fu sorpreso a tal punto che non fu neppure rapido nel posare il libro, togliersi gli occhiali e fingere di essere lì per chissà quale assurdo motivo.
    Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo. L’unica parola di cui la sua mente si era affollata in quel momento. Un’imprecazione che non aveva neppure il coraggio di pronunciare ad alta voce perché l’altro era comunque lì a guardarlo. Lo aveva visto. Chissà da quanto tempo lo osservava e lui era semplicemente fottuto.
    Avrebbe sparso la voce? Avrebbe riferito agli altri che era un bugiardo? Suo padre lo avrebbe scoperto?
    Un brivido freddo gli attraversò la colonna vertebrale e Théodore si ritrovò a stringere le dita sui suoi occhiali da lettura, appoggiarli sul tavolo e mormorare uno stupido e tentennante ❝ Ahhh… i compiti che non vorresti mai trovarti a fare… ❞ che suonava falso quanto una moneta da cinquanta dollari.
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    Taylor Kaycen Zakar

    Mi immersi a mia volta nella lettura, solo di tanto in tanto provai di nuovo a voltare lo sguardo verso il ragazzo per vedere se fosse finalmente uscito dal trance del libro in cui si era immerso o se desse qualche segno di vita, uno qualsiasi, pareva quasi immobile e nemmeno respirare. Poi accadde molto velocemente, come se si fosse risvegliato da una qualche sogno semplicemente Theo si girò verso tyler, nell'esatto momento in cui lo stava fissando. "beccato che biu beccato non si può tyler, complimenti, magari evita di fissarlo ogni due secondi la prossima volta si maledisse mentalmente mentre osservò un fatto curioso, anche l'altro ragazzo in realtà pareva ancora più imbarazzato di lui, quasi colpevole. Lo sentì borbottare non troppo convinto la tipica frase da dire quando vuoi distogliere l'attenzione da una cosa facendo finta che ti dia pure fastidio in realtà, ma ci credeva poco, una persona così immersa non lo faceva certo per un compito noioso. Lo fissò per qualche istante sollevando i sopracciglio destro in uno sguardo un po' dubbioso. Dubito fortemente tu fossi in trance per un compito di cui hai zero interesse.... aggiunse con una certa nota di sarcasmo nella voce per poi alleggerirsi. Tranquillo, terrò il tuo segreto, noi nerd in incognito dobbiamo proteggerci l'un altro conclusi mezzo divertito da quella situazione. Di tutto avrebbe pensato che non trovare la star del college a quell'ora di mattina impegnato a leggere,... quelle che parevano poesie, decisamente non parte del suo curriculum universitario, di conseguenza interesse personale.

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    fato

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    [ ...attendere prego, il fato sta lanciando i dadi... ]
    Dopo questo messaggio continuate pure a ruolare,
    il Fato sta pensando, per pensare ci vuole tempo...

    Lancio dado: 10
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      14/10/2023, 17:29
      { Brooklyn Fate }


    Edited by bang! you're dead - 14/10/2023, 21:52
     
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    Théodore Emilé
    Si ritrovò a contemplare l’altro stringendosi brevemente in se stesso. Non lo riconosceva e quindi non poteva sapere il suo nome, ma era sicuro che l’altro conoscesse il suo. Tutti lo conoscevano. Stupido football e stupido posto in squadra. Essere il quaterback doveva essere visto come un onore, ma non per Théodore, assolutamente non per Théodore che avrebbe tanto desiderato poter fare qualsiasi cosa tranne correre come uno stupido dietro a una stupida palla.
    ❝ Credo che tu ti stia sbagliando. Io non sono assolutamente un nerd. ❞ ispose cercando di allontanare da sé la copia delle poesie di Baudelaire fingendo di essere restio persino a sfiorarne la copertina. Recuperò i suoi occhiali dal lettura e se li ficcò nello zaino che portava con sé, un lieve rossore a ricoprirgli le guance e la punta del naso. Nessuno sapeva che, spesso e volentieri, utilizzava occhiali da riposo per non affaticare troppo gli occhi. In realtà, forse, stava persino iniziando a perdere qualche diottria, ma non lo avrebbe mai ammesso a nessuno. Suo padre non ne sarebbe di certo stato soddisfatto.
    Già, suo padre.
    Cosa avrebbe pensato di lui in quel momento? Di lui che la prima cosa che aveva fatto nel notare il ragazzo fissarlo, era stata affogare nei suoi occhi dai colori diversi e chiedersi come sarebbe stato essere talmente vicino a lui da poter contare il numero delle sue stupide lunghe ciglia?
    Aveva la testa che gli girava con forza. Doveva mantenere la calma e la sua solita compostezza ed arroganza.
    ❝ Non so chi tu sia e non… non mi interessa che sei qui in biblioteca così presto, ma io… io… ❞ ma che via di fuga aveva? Le provò a considerare tutte velocemente cercando di far andare il suo cervello più velocemente di quanto fosse in grado di fare e questo lo portò a rimanere lì, senza completare quella frase, per un tempo forse un po’ troppo lungo. ❝ … io no. ❞ whoh, Théodore, arguto, gelido, freddo, perfetto, dritto al punto… come no. Idiota, stupido, patetico. Ora cosa avrebbe pensato quel ragazzo di lui?
    Che l’atleta della scuola aveva decisamente perso il senno?
Beh, forse era anche meglio di far capire a tutti quanto il suo vero io fosse diverso da ciò che mostrava sempre agli altri.
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    Taylor Kaycen Zakar

    Immediatamente pote sentire il disagio del ragazzo, anche se era diventato bravo a schermarsi dai troppi pensieri e brusii di tutti non significava che spesso qualcosa riuscisse comunque a percepire anche involontariamente, come in quel caso. Percepì chiaramente l'odio per quel suo ruolo da football e da idolo del college che gli era attribuito, la paura del deludere il padre e qualcosa sulle lunghe ciglia e bellissimi occhi diversi ? Il che lo fece arrossire lievemente, era un po' impensabile che la stella del college fosse anche segretamente un poeta dall'animo sensibile ? forse si, sicuramente andava contro ogni stereotipo mai creato e vissuto del quarterback americano. D'accordo, tu trovami un altro giocatore della tua squadra a cui piaccia leggere Baudelaire, o che sappia anche solamente chi sia Baudelaire, e potrei credere a questo tuo negare di essere nerd aggiunse con un mezzo sorriso per poi tornare a fissare il libro che aveva aperto davanti a lui, non voleva imbarazzarlo focalizzando l'attenzione su di lui. Lo sentii poi partire poco convinto cercando di accampare una scusa ma verso il finale iniziò a bloccarsi e nella sua mente lesse una serie di aggettivi che decisamente poco lusinghieri si stava auto assegnando. Ecco così funziona meglio, come da stereotipo ad un bravo atleta dovrebbe andare in tilt il cervello cercando di formulare una frase troppo complessa rispetto allo standard aggiunse leggermente sarcastico per punzecchiarlo ma anche per stemperare un po' la tensione e quell'ondata di auto-sabotaggio mentale che Théodore aveva in loop. Senti Théodore ...anzi posso chiamarti Theo ? si meglio suona mento altisonante. Se la cosa ti disturba farò finta di non averti mai visto qui, avrai le tue buone ragioni per non volere che altri sappiano cosa fai la mattina presto, chi sono io per rovinare l'immagine stereotipata del quarterback , no ? aggiunse poi Taylor di nuovo un po' con sarcasmo ma con un tono decisamente più gentile per andare incontro a quel chiaro momento di disagio che il ragazzo stava provando.

    GayMetahuman
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    fato

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    Ops! Qualcosa deve essere andato storto.
    Il fato era molto impegnato a mangiare cioccolato e si è totalmente dimenticato di quello che doveva fare, ma non temere,
    sarai sicuramente più fortunato la prossima volta!
    *quatto quatto sparisce tra la folla da dove é arrivato*

     
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    Théodore Emilé
    Rimase lì, con la bocca semi-aperta e un'espressione stranita sul volto prima di riuscire a imporre ai suoi lineamenti di indurirsi. Aggrottò la fronte, assottigliò lo sguardo e tornò a raddrizzarsi con la schiena, le spalle ben larghe. Cercava di sembrare imponente, il classico quaterback tutto muscoli e senza cervello perché, alla fin fine, forse era meglio così. Forse era meglio credere che tutto girasse attorno al football e al calciare uno stupido pallone.
    Digrignò i denti, si morse l'interno della guancia per non capitolare di fronte all'altro ragazzo e ammettere che sì, quello era il suo rifugio, uno dei luoghi in cui era in grado di togliersi la maschera che indossava di solito. Uno di quei posti dove poteva finalmente essere se stesso e l'altro glielo stava rovinando. Ora avrebbe sempre avuto il terrore di ritrovarsi lì insieme a lui, a quell'orario, a leggere. L'altro avrebbe notato i titoli che prendeva, le poesie che sfogliava, gli autori che ricercava e... avrebbe capito.

    Alle sue ultime parole, quando addirittura venne richiamato con il suo nome, puntò i suoi occhi in quelli dell'altro e deglutì rumorosamente. Seppur sconosciuto sembrava aver capito che non aveva altra scelta se non quella. Mantenere ciò che tutti pensavano di lui. ❝ Tu sai il mio nome, ma io non so il tuo. ❞ si ritrovò a rispondere quando, in realtà, se ne sarebbe solo dovuto andare.
    Poi prese di nuovo il libro tra le mani, accarezzandone la copertina là dove prima lo aveva spinto via con rabbia, fingendo un disgusto che non provava. ❝ Conosci Baudelaire? ❞ chiese. Non era stato in grado di trattenersi perché, una parte di sé, voleva sapere.
    Era la prima volta che si ritrovava a parlare con qualcuno al suo "livello". I suoi compagni di squadra non brillavano di certo per intelligenza e le cheerleader da cui era circondato sembravano voler parlare con lui solo di quanto grossi fossero i suoi muscoli e "se avesse potuto sollevarle senza troppa fatica".
    Anelava una conversazione di spessore da quando sua sorella maggiore non c'era più e quel ragazzo sembrava potergliela dare. Era un'occasione ghiotta di cui non riusciva a non desiderare di cibarsi.
    ❝ Però se dirai a qualcuno di tutto... questo. Giuro che te la farò pagare. ❞ aggiunse. Sapeva che era una minaccia a vuoto, ma l'altro no.
    L'altro ci avrebbe creduto. Dopotutto aveva davanti a sé Théodore Emilé, non un ragazzino qualsiasi.
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    Taylor Kaycen Zakar

    In pochi secondi potè leggere chiaramente sul viso di Theo le emozioni che lo stavano avvolgendo, senza nemmeno dover leggere in profondità i suoi pensieri aveva capito la situazione. Il ragazzo si era creato una solida armatura come giocatore di football, come il tipico atleta sciupa femmine stereotipo americano per eccellenza ma in realtà era esattamente l'opposto, una persona sensibile interessata alla poesia e alla lettura. Non aveva idea del perchè avesse creato quell'armatura, non voleva spingersi troppo nella mente del ragazzo per scoprirlo, la sua prima ipotesi, legata al padre, di solito reggere alle aspettative paterne era un grande must in psicologia del perchè si facevano cose da "vero uomo" anche quando non si voleva.

    Aveva però ragione, il suo sguardo colpevole mi diceva che davvero non aveva idea di chi fossi. Oh ma certo, che sbadato, nello stereotipo perfetto gli atleti non conoscono altre persone che non siano cheerleader e compagni di squadra no ? commentò con un mezzo sorriso, una leggera provocazione chiaramente in tono sarcastico. Sono Taylor Kaycen Zakar, TK per gli amici aggiunsi mimando un goffo inchino apposta. Tornò poi a fissarlo mentre si rigirava il libro del poeta tra le mani e chiese a Taylor se lo conoscesse. ho letto "Les Fleurs du mal" e alcune altre opere, devo dire la poesia non è il mio forte in realtà sono più per la letteratura, ma non i è dispiaciuto concluse osservandolo. La successiva frase che gli uscì dalla bocca non dovette nemmeno leggere nella mente che era poco credibile come minaccia.
    Per uno che praticamente conduce una doppia vita, reciti un po' da schifo.... come hai fatto a non farti beccare da nessuno fino ad oggi ? aggiunse Taylor in tono divertito per poi concludere In ogni caso nonostante la minaccia poco credibile avrebbe poco senso dirlo in giro perchè dubito qualcuno mi crederebbe. Infondo l'immagine di Theo era ben definita e nessuno avrebbe avuto motivo per metterla in dubbio e le mie parole erano letteralmente la mia versione contro la sua, sicchè non c'erano grandi prove a supporto dalla mia parte e fino ad oggi pareva aver recitato la sua parte molto bene.
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    Théodore Emilé
    La sua risposta lo fece arrossire, pur non volendolo. Abbassò lo sguardo irrigidendosi, sentendosi in colpa perché sì, non conosceva nessuno che non fossero i suoi stessi compagni di squadra o le stupide cheerleader che gli facevano il filo da… sempre.
    Si morse il labbro rendendosi conto che avrebbe dovuto dimostrarsi più forte e sicuro di sé, più arrogante, più “uomo”. Poteva avvertire le sue orecchie rimbombare con forza mentre la voce di suo padre arrivava da chissà dove a ricordargli quanto “femminuccia” fosse. Dio… era vero, lo era. Era una femminuccia.
    No, non lo era. Non lo era. Non lo era. Ma gli occhi di Taylor erano così belli e il fatto che sapesse parlare senza mugugnare a ogni parola qualcosa di stupido o volgare come facevano i suoi restanti compagni di squadra lo faceva sentire così strano nei suoi confronti e… basta.
    Doveva darci un taglio. ❝ … è un bel nome… ❞ si ritrovò a dire ancora immerso nei suoi pensieri prima di rendersi conto di ciò che aveva lasciato fuoriuscire dalle sue labbra. Persino le orecchie, in quel momento, diventarono di un profondo e acceso rosso e Théodore si costrinse a tornare in sé.

    Appoggiò il libro sul tavolo, smise di giocherellare con esso, tornò ad ascoltare l’altro e sperò davvero di sembrare molto più rilassato di quanto non fosse. Le sue successive parole, però, gli fecero capire quanto si fosse fregato con le sue stesse mani. ❝ Vuoi sapere come ho fatto? È molto semplice, sai? Io… insomma, nessuno mi ha mai davvero guardato. Sei il primo che lo fa. Il primo abbastanza intelligente da notare che sto mentendo su quanto stupido io sia. ❞ rispose tentando di mantenere un tono di voce freddo e particolarmente serio. Voleva far capire all’altro che aveva tutta l’intenzione di continuare a mentire e che non sarebbe stato di certo lui a cambiare quella cosa.
    Sospirò e tornò a osservare il libro. ❝ Charles Baudelaire è uno di quei poeti considerati maledetti. Lo sapevi? No, forse no perché hai appena ammesso di non amare molto le poesie… ❞ continuò a parlare mentre lasciava che la voce si scaldasse. Parlare di poesie e di uno dei suoi autori preferiti non poteva che metterlo di buon umore e crepare, almeno in parte, la maschera da perfetto soldatino che suo padre aveva creato per lui. ❝ Lui parla di amore come nessun altro fa. ❞ concluse a bassa voce prima di risollevare lo sguardo su di lui.
    ❝ Tk… mh? Non mi piace, preferisco Taylor. Taylor, quindi… quale è il tuo autore preferito? ❞ domandò mettendo da parte la minaccia, mettendo da parte qualsiasi altra cosa che non fosse il ragazzo di fronte a lui. Fisico perfetto, volto dai lineamenti decisi, due occhi da far battere il cuore di chiunque e quel modo di fare così sicuro di sé e, allo stesso tempo, dolce, che gli rendeva difficile alzarsi e andarsene dandogli le spalle. L’inchino che Taylor aveva fatto prima nei suoi confronti, nonostante fosse stato fatto, almeno in parte, per dargli fastidio, lo aveva fatto rabbrividire.
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    Edited by carpe diem ; - 23/10/2023, 14:27
     
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