Di certo non poteva aspettarsi che quella mattinata l'avrebbe avuta libera, quando infatti per la prima volta in vita sua si era presentato in orario alle lezioni, con sorpresa -ma neanche tanta dato che sapeva benissimo motivo di tale benedizione- scoprì che per l'intera mattinata avrebbe avuto il tempo di fare quello che più gli piaceva, il che poteva convertirsi semplicemente in canna, videogiochi e qualcosa di buono da mettere sotto i denti, ecco, qualcosa di buono, il fatto che quella mattina non aveva toccato nulla da mangiare non era di certo un buon inizio per il suo semplice piano, ergo la prima parte andava assolutamente risolta e lui, da bravo faccia da sberle che era aveva una soluzione più che soddisfacente, ringraziò mentalmente se stesso per essere riuscito ad ottenere quel bel lavoro fingendosi uno studente bravo e diligente, anche se a dirla tutta avrebbe qualcosa gli diceva che il suo capo sapesse bene chi si era messo dentro le proprie quattro mura, ci avrebbe messo mano sul fuoco, finché comunque all'uomo non interessava perché doveva farsi problemi lui?! Già. «Dio che fame, morirò sicuramente in qualche vicolo se non metto qualcosa sotto i denti» E lui poverino credeva veramente in quel contorto pensiero, povero, povero cucciolo senza neuroni. Nel suo vagare per la città non si era reso minimamente conto che passo dopo passo il suo stocello -una strana forma di stomaco unito a cervello, sempre meglio comunque di #stocazzo- l'aveva portato direttamente al suo posto di lavoro, lavoro che quella mattina avrebbe ovviamente lasciato ad altri, poi poteva anche cambiare idea ma al momento l'unica cosa che gli interessava era solo una: mangiare. Quatto quatto aprì la porta della pasticceria lasciando che si richiudesse dietro di lui, la campanellina sopra la porta infida traditrice cercò di smascherarlo sul fatto, tuttavia fermo come una statua all'entrata manco fosse stato invisibile aspettò qualche secondo prima di rendersi conto che non vi era nessuno al bancone, gli unici presenti erano una coppietta seduta all'angolo che mandava cuori a destra e a manca e una dolce nonnina che stava pulendo la bocca della sua probabile nipotina, oh che bei ricordi, avrebbe dato qualunque cosa per essere al posto della bimba Pippi Calzelunghe però hey, i suoi anni di gioventù li aveva passati anche bene, gioventù certo, perché adesso poteva dirsi un vecchio decrepito che attende la morte... ma anche no, grazie ma no grazie! Con più rapidità di quanto il suo corpo fosse stato disposto ad offrirgli, si diresse verso il bancone all'unico scopo di poter attraversare la porticina dietro ad esso, le porte del paradiso dietro alle quali lui sapeva cosa c'era: dolci. «Sia lodato il sig- sia lodata la mia signora dolce, carina, gentile, bella e... e insomma, ho fameee» Certo che ne aveva di voglia di vivere quando varcando la porta, individuò immediatamente ciò che cercava e con un ennesimo movimento alla io-sono-un-fottuto-ninja si impossessò di uno degli svariati croissant che Meadow aveva sicuramente appena finito di farcire e che ovviamente gli sarebbe costato la vita. Si avvicinò alla rossa per schiacciarle un grandissimo bacio sulla guancia prima di allontanarsi rapidamente e appoggiarsi a uno dei banconi addentando la delizia appena sgraffignata senza permesso. «Ti prego, stavo avendo un calo di zuccheri, se vuoi uccidermi fallo appena starò meglio, tipo tra due o tre settimane» Una cosa era certa, lui se le cercava proprio le grane.