I hope that no one sees me

Théodore x Skylar || Club di pittura

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    Théodore Emilé
    Théodore era stato l’ultimo a lasciare lo spogliatoio, come sempre. Aveva atteso che il resto della squadra si spogliasse e facesse una doccia. Aveva ascoltato i commenti goliardici che venivano esclamati da una parte all’altra di quella fin troppo piccola stanza e poi, quando tutti lo avevano lasciato solo, senza mancare di fargli notare quanto fosse strano quel suo rituale, si era spogliato e si era buttato sotto il getto dell’acqua fredda.
    Si lavò veloce, ma con forza, andando a sfregare sulla sua pelle bianca lasciando svariati segni rossastri al passaggio del sapone. Evitò accuratamente di prestare troppa attenzione alla serie di piccole, e grandi, cicatrici che costeggiavano il suo corpo come fossero state costellazioni nel cielo notturno e si rivestì con i suoi pantaloni della tuta e una canotta bianca sotto alla sua felpa nera.
    Ancora con i capelli leggermente umidi raccolse il suo borsone e iniziò a camminarsi nuovamente verso l’interno dell’edificio scolastico.
    Non aveva voglia di tornare nel suo dormitorio e non aveva interesse a trovare i suoi compagni di squadra per “chiacchierare” con loro a proposito di ragazze e, per questo motivo, si avviò con noncuranza attraverso i corridoi della scuola. Osservò con distaccato interesse alcune aule dove sapeva si riunivano alcuni dei club per a cui si sarebbe unito volentieri e poi si costrinse a camminare di nuovo.
    Non poteva pensarci. In ogni caso, che lui lo desiderasse o meno, quei club erano off limits. Così come lo era il pensare a tutt’altro ogni volta che uno dei suoi cosiddetti amici nominava una ragazza iniziando ad elencarne tutte le “qualità”.
    Sospirò leggermente continuando a camminare fino a che non si ritrovò di fronte davanti all’aula dove si riuniva sempre il club di pittura.
    Non era la prima volta che ci entrava a tarda ora per osservare ciò che altri avevano prodotto e perdersi in un mondo che non sarebbe mai stato suo: quello dell’arte.

    Lo fece anche stavolta. Aprì la porta controllando per prima cosa non vi fosse nessuno a notare cosa stava per fare e ci si infilò velocemente, senza controllare che fosse o meno vuota. Lo dava per scontato visto l’orario e quando si voltò e si ritrovò a fissare una ragazza ancora lì, intenta a finire la sua prossima opera d’arte, si ritrovò spiazzato e senza parole.
    Deglutì a stento, si portò una mano tra i capelli, riconquistò una certa dignità cercando di raddrizzare la schiena e le spalle, guardò dritto davanti a sé e pronunciò un lieve ❝ Non pensavo ci fosse ancora qualcuno qui. ❞ con un tono che faceva presumere avesse la sicurezza disarmante di dichiarare il diritto di poter essere lì nonostante… beh, nonostante quel diritto non lo avesse di certo.
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    Appoggiò il cellulare sulla superficie del banchetto dove era comodamente seduta, intenta a dipingere su una piccola tela qualche strana forma di arte che ad essere totalmente onesti non ricordava proprio di aver mai studiato, in effetti la cosa non si allontanava poi tanto dalla realtà. «Quindi hai capito? Sky ci sei? Dai per favore non fare la bambina che non ti si addice proprio» Uno sbuffo che sembrava un misto tra esasperazione e divertimento le uscì dalle labbra senza che avesse avuto la possibilità di trattenerlo, probabilmente se avesse potuto non ci avrebbe neanche provato. «Sfortunatamente per te non sono sorda ancora, ci sento benissimo e la risposta, come già ti ho detto rimane la stessa dell'ultima volta e cioè... vedremo.» Pronunciata l'ultima parola con più impeto di quello che avrebbe voluto mostrare, non perse un secondo prima di far scorrere il proprio indice smaltato di un tenue rosa pastello, sulla superficie del telefono per chiudere di netto la chiamata, tra se e se si chiese pure per qualche arcano motivo ci avesse messo così tanto prima di farlo. «Scocciatore» In un'aula praticamente deserta quel commento risuonò molto bene, quasi a volerle ricordare per quale motivo l'aveva mollato su due piedi al terzo appuntamento, dove rigorosamente due su tre aveva pagato lei, e poteva andare bene, ma di principio almeno una volta poteva pagare pure l'uomo, soprattutto quando era stato lui ad invitarla ad uscire insomma! «Chissà cosa sarebbe successo se ti avessi concesso anche il quarto appuntamento... meglio non pensarci» Sospirò lasciando che le proprie labbra si increspassero in un leggero sorriso d'amarezza, qualcosa che avrebbe tranquillamente dimenticato in poco tempo. Tornò a muovere il pennello con lentezza, bloccandosi brevemente quando sentì dei rumori provenire alle proprie spalle, rumori a cui non fece caso immaginando fosse qualche studente che sbadatamente si era appoggiato alla porta. Solo quando sentì una voce si girò ruotando sullo sgabello girevole lasciando che il proprio sguardo si appoggiasse sulla figura del ragazzo appena entrato. «Oh, beh in realtà non dovrei esserci nemmeno io... non oggi per lo meno» Fece un mezzo giro indietro per poter posare il pennello nel contenitore prima di riportare la propria attenzione sul giovane. «Fai parte del club di disegno?» Se fosse stato così aveva solamente la precedenza su di lei, ed ovviamente sarebbe stato giusto lasciargli questo diritto.
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    Guardò la ragazza e sorrise appena, quasi di sfuggita. Forse l’aveva già intravista nei corridoi della scuola o, più probabilmente, era una di quelle ragazze su cui i suoi compagni di squadra non facevano altro che “sbavare”. In ogni caso, aveva un’aria quasi famigliare. ❝ No, assolutamente, Sono Théodore, il Quaterback della squadra di football. ❞ rispose irrigidendosi immediatamente all’idea che qualcuno potesse scambiarlo per un partecipante a quell’attività artistica.
    Si rese ben presto conto che l’essere entrato a quel modo nell’aula ed aver richiuso la porta dietro di sé lasciava ben pochi dubbi sul suo desiderio di trovarsi lì e si portò la mano a scompigliarsi maggiormente i capelli ancora umidi dalla doccia di poco prima. ❝ Stavo… sì, io stavo… ❞ si bloccò tentando di frenare anche quello stupido balbettio che lo rendeva sicuramente stupido agli occhi di quella ragazza. Si riscosse, tentò di irrigidire maggiormente schiena e spalle per mostrarsi più tranquillo di quanto non fosse e continuò.
    ❝ Stavo nascondendomi da una ragazza particolarmente insistente, sai com’è… i Quaterback, le cheerleader, la natura… ❞ se avesse potuto si sarebbe sicuramente schiaffeggiato da solo a quelle parole. Che cosa diavolo avrebbero voluto significare?
Sperò che la ragazza non facesse troppo caso alla sua agitazione e si guardò intorno fingendo che, solo in quel momento, si fosse reso conto di dove si trovasse. ❝ Oh, è l’aula di disegno… ecco perché mi hai chiesto del club. ❞ e, per quanto indossasse sempre una maschera e fosse portato alla recitazione, Théodore comprese di non stare dando il massimo di sé in quel momento.
    L’aver trovato qualcuno in quel posto lo aveva spiazzato e ora stava reagendo in modo sconclusionato.
    Tentennò rimanendo lì, come un idiota, per qualche minuto di (quasi) religioso silenzio e poi si portò la mano alla faccia sfregandosi gli occhi. ❝ Tu, invece? Cosa stai dipingendo? ❞ si ritrovò a domandare mentre abbassava appena il capo. Si rese presto conto che, effettivamente, non voleva andare via da lì. Voleva rimanerci, guardare i disegni, lasciarsi cullare dall’arte e dai colori.
    Aveva bisogno di quei minuti di tranquillità. Se li era meritati dopo quell’allenamento straziante sul campo.
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    Era il costante ticchettio dell'orologio posto sopra l'ingresso all'aula a scandire il tempo, lento e costante ma perfetto da riempire quei minuti di silenzio, senza mai essere indiscreto ma allo stesso tempo un compagno perfetto quando la solitudine la faceva da padrone, o almeno fin quando lei era l'unica anima presente in quel luogo, cosa che ormai non era più tale. Si risvegliò da quel momento di distrazione ascoltando le parole che giungevano ancora dalla figura del ragazzo appostato di fronte alla porta; sorrise appena nel trovare non tanto nella voce quanto più nel comportamento qualcosa che non sembrava gli appartenesse, tuttavia con ci fece caso più di tanto preferendo calare un velo sul pensiero. «Nonostante io non segua le partite tutti sanno chi è il quarterback, ma pochi hanno la possibilità di parlarci credo, inclusa me» Lasciò passare qualche secondo prima di riprendere a parlare, quasi stesse cercando di continuare quel pensiero in modo differente. «Io comunque sono Skylar» concluse semplicemente con tutta tranquillità andando a riportare dietro l'orecchio una ciocca di capelli selvaggia. Nascose un piccolissima risata nell'ascoltare la motivazione che aveva portato Théo a raggiungere il luogo in cui lei stessa si era rifugiata e, premendo per l'ennesima volta l'indice sullo schermo per rifiutare la chiamata capì quello che poteva provare il biondo. «Ottimo lavoro» Si trovò solamente a mormorare, infondo nascondersi alle volte era la cosa più semplice da fare. Si sorprese alle successive parole che uscirono dalle labbra del ragazzo, come se quello che aveva appena udito fosse stato detto semplicemente per glissare da qualcos'altro, pensiero personale, poteva essere anche un suo punto di vista. «Mh esattamente» Poi calò quella sensazione di disagio, la sentiva presente nell'aria benché non invasiva, quasi uno stimolo a voler dire "forza su, ti fermi proprio ora?" tuttavia non durò nemmeno a lungo perché nuovamente la bassa voce di Théo tornò a risuonare nell'aria. Senza rispondere vocalmente a quello che le era stato detto, con un gesto della mano gli fece semplicemente il gesto di avvicinarsi mentre allo stesso tempo cercò di spostarsi di lato per permettergli di osservare ciò che stava dipingendo nonostante dovesse ancora raggiungere il suo fianco; solo una volta giunto vicino a lei sulla tela avrebbe potuto osservare il ritratto di due ragazzini, una bambina dai capelli rossi e un bambino dai capelli neri come la notte stellata circondati da un verde prato pieno di fiori, colline verdi e nel cielo un azzurro troppo terso, un'opera d'arte tuttavia ancora incompleta.
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    [ ...attendere prego, il fato sta lanciando i dadi... ]
    Dopo questo messaggio continuate pure a ruolare,
    il Fato sta pensando,per pensare ci vuole tempo...


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      10/10/2023, 12:21
      { Brooklyn Fate }
     
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    Théodore Emilé
    Effettivamente, stupido lui a non pensarci. Come poteva quella ragazza non sapere che era il Quaterback della squadra della scuola? Probabilmente era uno dei ragazzi più conosciuti, ma non ci badò poi molto.
    Si avvicinò per rimirare il quadro in completo silenzio, senza ulteriori parole e ne rimase a dir poco affascinato. Non doveva, però, mostrare troppo il suo coinvolgimento per qualcosa di futile come lo era l'arte. Poteva già sentire le parole di suo padre nella mente e il modo che aveva di ripetergli quanto tutto quel mondo fatto di colori e musica fosse da "femminucce".
    Strinse la mano destra a pugno così forte da conficcarsi senza volerlo le unghie all'interno del palmo. Provò un po' di dolore, ma non disse niente. Nessun gemito fuoriuscì dalle sue labbra, solo un leggero ❝ Mh. Carino. ❞ come se Théodore non avesse davvero apprezzato.
    Come se non avesse visto quanto quelle pennellate fossero perfette, tanto da far sembrare quasi in vita le figure protagoniste di quel dipinto. Come se non avesse notato i colori e il modo in cui erano in grado di brillare praticamente sulla tela. Come se non desiderasse vederne di più, di quelle opere.
    Finse.
    Proprio come faceva sempre.
    Finse di essere un ragazzo completamente diverso da ciò che era in realtà. ❝ Non mi piace l'arte, ma il tuo disegno sembra comunque ben fatto... per quel poco che posso capirne. ❞ completò non volendo sembrare troppo scorbutico ai suoi occhi. Ma poi, perché non voleva sembrare troppo scorbutico?
    Che diavolo aveva nella sua testa?
    Aveva solo bisogno di passare del tempo da solo, ma no, ovviamente. Il Fato doveva essere così crudele da riempire quell'aula con una persona gentile nonostante - e lo si vedeva persino da lontano - non fosse di certo una sua "fan".
    Chissà. Forse, in un altro universo, sarebbero persino potuti diventare amici. Prendere il té insieme e discorrere dei più importanti pittori del periodo impressionistico che erano i suoi preferiti in assoluto.
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